Di Claudio Maria Gattuso  RSPP, formatore qualificato SSL, responsabile dei servizi di sicurezza presso Aware Lab –

Gli agenti sono identificati in quattro distinti gruppi, sulla base delle caratteristiche di infettività, patogenicità, virulenza, trasmissibilità e neutralizzabilità.
Ma il primo passo è conoscere il problema nei differenti ambienti di lavoro perché molto spesso è del tutto sottostimato

Tranne poche eccezioni legate ad alcune attività lavorative tra cui gli ambienti sanitari, il rischio biologico è spesso poco conosciuto e presumibilmente sottostimato in molti luoghi di lavoro.

Il campo di applicazione della valutazione del rischio spazia in settori molto diversi tra loro: dagli ambienti indoor non industriali (uffici, scuole) ai settori della filiera agroalimentare (allevamenti, trasformazione di prodotti alimentari, mangimifici, ecc.) al comparto dei rifiuti solidi urbani e della depurazione di acque reflue civili e così via. Ciò dimostra che nessun ambiente può considerarsi esente dalla presenza di agenti biologici. I fattori che possono favorire lo sviluppo e la diffusione di agenti biologici sono infatti molteplici e diversi:

• il tipo di attività;
• il processo o la fase lavorativa;
• le materie utilizzate;
• il contatto con fluidi biologici umani o animali potenzialmente infetti;
• la presenza di polvere;
• la scarsa igiene;
• il cattivo funzionamento e la manutenzione degli impianti aeraulici;
• la presenza e il numero di occupanti;
• il microclima ecc.