Sopravvivenza del Virus Sars CoV2 sulle superfici in relazione ai livelli di umidità, temperatura e irraggiamento UV

Tre articoli riguardanti la capacità di sopravvivenza del virus SARS-CoV-2 in ambienti esterni ed interni in relazione alle condizioni di temperatura, umidità e all’irraggiamento solare. Gli autori ci spiegano come la durata della sopravvivenza del virus sulle superfici sia significativamente condizionata dalle caratteristiche atmosferiche e ambientali, e di come la carica virale possa permanere a lungo in determinate condizioni, o degradarsi rapidamente in altre.

1. Airborne SARS-CoV-2 is Rapidly Inactivated by Simulated Sunlight Article (Journal of Infectious Diseases)

Gli aerosol rappresentano la principale via di trasmissione del COVID-19. Con questo primo articolo gli autori hanno esaminato le conseguenze di una esposizione alla simulazione della luce solare, dell’umidità relativa e della matrice di sospensione (quindi la capacità di essere trasportato a mezzo di aerosol), sulla stabilità della SARS-CoV-2 negli aerosol. L’esposizione alla luce solare simulata e la sospensione virale hanno significativamente influenzato il tasso di decadimento del virus. La sola componente derivante dal grado di umidità relativa non ha influenzato il tasso di decadimento; anche se sono state osservate interazioni minori tra l’umidità relativa e altri fattori. È stato già dimostrato con studi precedenti come altri coronavirus risultino significativamente meno stabili a umidità relativa più elevata, e che la temperatura ambientale sia un forte componente che influenza la sopravvivenza sulle superfici

Il tasso medio di decadimento senza luce solare simulata per tutti i livelli di umidità relativa è stato di 0,008 ± 0,011 min-1.

Le conclusioni suggeriscono che il potenziale di trasmissione dell’aerosol di SARS-CoV-2 può dipendere dalle condizioni ambientali, ed è significativamente condizionato dalla luce del sole. Questi dati possono essere utili per elaborare le linee guida di contenimento della pandemia riducendo il potenziale di trasmissione dell’aerosol.

2. Increasing Temperature and Relative Humidity Accelerates Inactivation of SARS-CoV-2 on Surfaces (American Society For Microbiology)

Alcuni studi precedenti hanno già analizzato la stabilità della SARS-CoV-2 in mezzi di coltura cellulare e depositati su superfici in un insieme limitato di condizioni ambientali. Con questo articolo sono stati studiati gli effetti di umidità relativa, temperatura e dimensione delle goccioline in relazione alla stabilità SARS-CoV-2 in una matrice simulata clinicamente rilevante essiccata su superfici non porose.

I risultati mostrano che la SARS-CoV-2 decade più rapidamente quando l’umidità o la temperatura sono più alte, ma che il volume delle goccioline (da 1 a 50 μl) e il tipo di superficie (acciaio inossidabile, plastica o guanti di nitrile) non hanno un impatto significativo sul tasso di decadimento.

A temperatura ambiente (24°C), il tempo di dimezzamento del virus variava da 6,3 a 18,6 ore a seconda dell’umidità relativa, ma viene significativamente ridotto a 1,0-8,9 ore se la temperatura viene stata aumentata a 35°C.

Questi risultati suggeriscono che il potenziale di trasmissione del Virus, in determinate condizioni ambientali, può persistere per ore o giorni in ambienti interni, ma suggeriscono anche importanti strade per la degradazione e quindi per i metodi fisici di disinfezione delle superfici contaminate

3. Simulated Sunlight Rapidly Inactivates SARS-CoV-2 on Surfaces (Journal of Infectious Diseases)

Basandosi su quanto emerso da alcuni studi precedenti che hanno dimostrato che il virus SARS-CoV-2 è stabile sulle superfici per lunghi periodi in condizioni interne questo articolo dimostra come la luce solare simulata abbia rapidamente inattivato il virus SARS-CoV-2 sospeso in una simulazione di saliva o in un terreno di coltura ed essiccato su piastre di acciaio inossidabile.

Il novanta per cento del virus potenzialmente infettivo è stato inattivato dopo 6,8 minuti nella saliva e dopo 14,3 minuti nei terreni di coltura ad una esposizione alla luce solare simulata che ha riprodotto le condizioni del solstizio d’estate a 40°N di latitudine a livello del mare in una giornata limpida.

Si è verificata anche una significativa inattivazione, anche se ad un ritmo più lento, esponendo il virus SARS-CoV-2 a luce solare simulata più bassi. Il presente studio fornisce la prima prova che la luce del sole può rapidamente inattivare la SARS-CoV-2 sulle superfici, suggerendo che la persistenza, e di conseguenza il rischio di esposizione, può variare significativamente tra ambienti interni ed esterni. Inoltre, questi dati indicano che la luce solare naturale può essere efficace come disinfettante per i materiali non porosi contaminati.

Le conclusioni dei tre articoli riconducono alla effettiva capacità di degradazione e di inattivazione della carica virale per effetto della luce solare (irraggiamento UV) e della temperatura, mentre sembra meno significativo il condizionamento derivante dalla percentuale di umidità e dalla natura delle superfici, anche se nelle superfici più porose le particelle virali potrebbero essere fisicamente meno raggiungibili dalle radiazioni solari e più protette dal riscaldamento.

Un interessante strumento è quello messo a punto dalla DHS Science and Technology che ha sviluppato un metodo di calcolo interattivo che in considerazione dei valori di temperatura e umidità relativa ambientale, è in grado di prevedere e restituire i tempi di decadimento del virus in termini di ore e giorni:

https://www.dhs.gov/science-and-technology/sars-calculator?utm_source=sandt_slideshow&utm_medium=web&utm_campaign=dhsgov